Il rischio di una scuola a più velocità che finisce per aumentare i divari. Intervista a Ivana Barbacci su “Avvenire”

«Il sistema di istruzione deve essere nazionale e pubblico. Certamente con il concorso di organismi statali e paritari, ma la regia deve restare in capo allo Stato». Così Ivana Barbacci, segretaria generale della CISL Scuola, in un intervista che compare sulle pagine di “Avvenire” a cura di Paolo Ferrario. L’articolo dà conto delle diffuse preoccupazioni rispetto al rischio che i progetti di autonomia differenziata abbiano come conseguenza una scuola a più velocità, che finirebbe per aumentare i divari già oggi esistenti fra le diverse realtà territoriali del nostro Paese.
Ivana Barbacci ricorda come la CISL Scuola si sia già espressa molto chiaramente in materia quando, col primo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle, l’autonomia differenziata pareva sul punto di vedere la luce, sotto la spinta delle regioni Lombardia, Veneto, ma anche dell’Emilia Romagna. Ricordiamo che allora, il 20 febbraio 2019, al tema dell’autonomia la CISL Scuola dedicò un convegno con interventi di Giuseppe Cosentino, già capo dipartimento istruzione del MIUR, e Mario Ricciardi, già docente di diritto del lavoro e componente del direttivo ARAN dal 2000 al 2009.
Quanto alla discussione suscitata dalle dichiarazioni del ministro Valditara sull’ipotesi di differenziare gli stipendi in base al costo della vita in particolari contesti territoriali, la leader della CISL Scuola sottolinea come la strada da percorrere per ovviare al problema, ferma restando l’unicità dei trattamenti stabiliti dal contratto nazionale, possa essere quella di una contrattazione integrativa che utilizzi anche eventuali finanziamenti regionali, come già oggi avviene in alcune realtà, per incentivi che possano riguardare tutto il personale, non solo i docenti.
«La Conferenza Stato regioni – sostiene Ivana Barbacci – dovrebbe intervenire affinché le Regioni destinino alla scuola una quota parte del proprio bilancio, con l’obiettivo, per esempio, di contrastare la dispersione scolastica e frenare la desertificazione delle aree interne. E questo si può fare già adesso, a legislazione invariata. Non serve l’autonomia differenziata».

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